Oggi, in un gruppo di Facebook, mi sono imbattuto e inserito in una discussione piuttosto interessante, così anche a beneficio di chi non è iscritto al social network, o lo è ma non è nel gruppo, ho deciso di riportare qui le mie considerazioni.
La domanda di partenza era:
Domanda semiseria ai fotografi del gruppo. Avendo deciso, grazie ai vostri contributi, di divenire fottografo (NdR: cioè, iniziare a rapportarsi coi generi glamour e nudo) anche io dopo anni di paesaggio, e fotonaturalistica (ed un po di ritrattistica): cosa consigliereste per non scadere nel volgare finendo su questa pagina anche io?
Dopo alcune battute semiserie, la discussione ha preso una piega più tecnica, rivolta proprio al momento dello shooting:
È facile fare i fichi parlando di progetti con nomi incomprensibili ma, davanti alla modella (o presunta tale) o, ancora prima davanti alla creazione di un progetto, con tutte le difficoltà per un amatore che non ha a disposizione agenzie, props, casting, locations a pagamento, etc a volte ci si può scoraggiare
Al che qualcuno ha iniziato a consigliare di studiarsi i pittori fiamminghi, Raffaello e tutti i classici perché “se ti ispiri al passato non sbagli quasi mai“.
Altri giustamente consigliavano di leggere, leggere molto. altri di farsi consigliare da una fidanzata o da una amica o da un amico gay.
Ma…
Come non essere volgari?
Intanto, bisogna capire che la “volgarità” è un concetto che varia nel tempo e secondo i luoghi: ciò che oggi consideriamo volgare (nel senso di “becero, deteriore”, non nel senso di “popolare”) non è sempre stato tale, e viceversa ciò che per noi oggi è assodato e tranquillo in altri tempi e/o in altri luoghi è considerato volgare. Un topless sulle spiagge della California è volgare, nonostante tutto.
Finché uno del gruppo esce con la chiave di volta:
Cerca 3 fotografi che ti piacciono e cerca di copiare lo stile.
Copia e comprendi quelle luci.
Devi, se non lo hai già, trovare dentro di te il “gusto” e il “bello”.
Naturalmente per qualcun altro copiare uno stile tout court non è una buona idea, perché “l’incapacità tecnica non ha nulla a che vedere con l’essere volgare”
E infatti, si arriva al punto nodale del discorso:
Del resto qualsiasi fotografo se non è proprio demente, può imparare benissimo qualsiasi tecnica fotografica e al giorno d’oggi è anche molto facilitato dal digitale.
Quello che nessuno può insegnare invece è la capacità di rendere una foto comunicativa….
e non parlo di emozioni ……parlo di linguaggio.
Molto meglio una foto tecnicamente di merda ma comunicativa che una foto tecnicamente perfetta ma che non comunica nulla
Ta-dah!
Il punto nodale del discorso
Anche io penso che sia importante imparare la “grammatica e la sintassi”, cioè studiare luci, pose, setup, ecc. di fotografi che ci piacciono, è fondamentale cercare di capire come hanno fatto a ottenere tecnicamente quei risultati perché questa è la struttura del linguaggio fotografico.
Poi però i contenuti che vuoi esprimere col linguaggio devi prima di tutto averli dentro di te, altrimenti si cade nel tecnicismo fine a se stesso…
Ogni grande pittore e scultore del passato prima ha studiato i predecessori, poi ha iniziato ad applicare le proprie varianti, a volte ripetendo più e più volte lo stesso soggetto fino ad ottenere qualcosa che lo soddisfacesse.
La Monna Lisa di Leonardo esposta al Louvre non è l’unica che ha fatto, ma è probabilmente la più definitiva che ha dipinto.
Picasso non ha iniziato imbrattando tele come se fosse egiziano, prima delle demoiselles d’Avignon ha avuto una crescita pittorica come figurativo estremamente preciso…
Studiare, studiare l’arte, avere l’umiltà di non pensare mai di essere arrivato e di saperne abbastanza.
Se avete Sky, c’è l’ottimo canale Sky Arte HD che 24/24 trasmette documentari sull’arte e non solo figurativa, anche musica ecc… Accendi, piazzati davanti quella mezz’ora e assorbi più che puoi.
Poi “digerisci” e chiediti cosa ti ha lasciato, che sensazioni, che pensieri, quali ispirazioni.
E poi pensa ai progetti.
Domani la seconda parte.